Eliche (Propellers)
paper pulp objects and jute cord
È una missione militare in mare aperto e qualcosa è andato storto, una collisione forse.
Sta entrando acqua, la nave affonda e sono in pericolo.
SOS – mayday mayday
È un’escursione in alta quota e qualcosa è andato storto, una frana forse.
La notte sta calando, ho perso la via del ritorno e sono in pericolo.
Fischio – accendo un fuoco
È una passeggiata in centro con lui e qualcosa è andato storto, una scelta forse.
Non riesco a liberarmi, mi sta minacciando e sono in pericolo.
Uso l’alfabeto delle mani – mimo il signal for help.
Va sostenuta l’arte che si ingaggia nei temi umanisti, così come i coraggiosi che si prendono la responsabilità della denuncia. Il femminicidio è fenomeno sociale gravissimo, al pari della guerra e gli uomini che odiano, aggrediscono e uccidono le donne sono dominati dai medesimi bassi istinti del prevaricare e del possedere.
Minacciate fisicamente e psicologicamente, spesso dentro le mura di casa, queste donne sono senza dubbio in pericolo di vita. Sono una città bombardata, una nave che affonda, una missione senza ritorno e devono poter ricorrere ad un segnale di aiuto che sia universale e facilmente riconoscibile. Trovo perciò intelligente la scelta della curatela, che dopo aver recintato uno “spazio di riflessione” con una spirale puntinata di emozioni intime e significative, prevede uno “spazio sociale” di azione e reazione al problema.
Spera and Ingham entrano in scena con la loro esperienza e creano site-specific una sorta di totem segnaletico. Le due mani, che unite a creare un’elica possono ruotare, mostrano la posizione delle dita per chiedere aiuto. Una guida da seguire dunque, in un’installazione dal vigoroso impatto artistico e informativo. Montate su paline in legno, le mani in pietra sembrano pesanti sculture monumentali, così come dev’essere la raccomandazione e invece conservano la leggerezza della cartapesta e la delicatezza con cui, uscite dagli stampi in gesso, da altre mani sono state definite. Nei diversi toni della carta, la pasta diventa pelle e i corpi in legno diventano una comunità, raccolta dalle corde e costretta da legami, una comunità di donne che si protende verso l’alto.
Mani che si allungano al cielo in una richiesta di aiuto disperato, che come eliche bramano l’aria aperta. Mani che conservano la volontà di esprimersi, di agire, reagire a ciò che così in basso accade, invisibile eppure sotto gli occhi di tutti.
—Elisa Spanevello

